tempo di lettura: 6 minuti

Un atto tanto semplice quanto fondamentale come respirare influisce in modo determinante sulla nostra postura e sulla nostra salute in generale. Pertanto ogni approccio di carattere terapeutico, riabilitativo, posturale passa attraverso il rilascio del respiro e il ripristino del corretto movimento del diaframma.

Il diaframma, il motore principale della respirazione, è un muscolo laminare che separa la cavità toracica da quella addominale. Forma una volta a concavità inferiore ed è costituito da due parti: una porzione esterna muscolare che origina dalle ultime costole, dallo sterno e dal tratto lombare L1-L4; e una porzione centrale tendinea che viene denominata “centro frenico”. Si sviluppa già in fase embrionale dal mesoblasto, dalla migrazione di alcune cellule provenienti dal tratto cervicale C3-C5; è innervato dal nervo frenico.
Il diaframma presenta tre grandi orifizi, e alcune fessure minori, attraverso i quali alcune strutture dal torace si addentrano nell’addome: l‘aorta, la vena cava inferiore, l’esofago, il nervo vago, i nervi splancnici. Grazie alla sua posizione centrale il diaframma si trova a stretto contatto anche con molti organi: superiormente con cuore e polmoni; inferiormente con fegato, stomaco, milza e colon; posteriormente con pancreas, reni e surreni.
A livello biomeccanico il diaframma collabora con altre due strutture anatomiche molto importanti: il pavimento pelvico e il complesso laringe-faringe, insieme ai quali contribuisce a mantenere adeguate le pressioni endocavitarie. Con il pavimento pelvico coordina alcune funzioni uro-ginecologiche ed escretorie. Con il complesso laringe-faringe partecipa nella funzione fonatoria, modulando il flusso di aria in uscita [1, 2].

Si può comprendere facilmente come eventuali rigidità a carico del diaframma possano incidere negativamente non solo sulla respirazione ma anche su molte altre funzioni dell’organismo, nonché sulla postura.

Il diaframma riveste un ruolo determinante nella vita di una persona sia dal punto di vista fisiologico che psicologico. Mediante la sua contrazione al momento della nascita, segna l’inizio della vita extrauterina, e con l’ultima esalazione il passaggio dalla vita alla morte. Oltre a ciò è influenzato dalle emozioni che vengono vissute nel corso dell’esistenza essendo la respirazione fortemente connessa con la nostra sfera emotiva. In situazioni percepite come paurose o dolorose, si trattiene il respiro e si contrae il diaframma. Così facciamo per sopprimere l’ansia, la rabbia, la tristezza o, in generale, per sopprimere sensazioni che reputiamo sgradevoli. Esprimere le emozioni che si vivono ogni giorno permetterebbe al corpo di sfogare la tensione che si concentra a livello diaframmatico, ma spesso è un lusso che non ci concediamo. Se questo diventa un modello cronico, il diaframma può irrigidirsi e ridurre le sue capacità. Il risultato è una respirazione frenata e superficiale [5, 6].

Il diaframma può essere valutato dal punto di vista funzionale e, se la situazione lo consente, sbloccato e reintegrato. A catena il beneficio ricade su tutte quelle problematiche viscerali e circolatorie ad esso connesse, restituendo al corpo una sensazione di piacevole leggerezza.

Alcuni sintomi, disfunzioni e alterazioni posturali che possono essere correlati a una problematica diaframmatica: fiato corto, cattiva digestione, peso sullo stomaco, ernia jatale, alcuni tipi di aritmia cardiaca, alterazioni posturali a carico del torace e della colonna (blocco toracico in inspirazione, iperlordosi lombare, gobba del bisonte…)[1].

Riferimenti per approfondire:

1. Il diaframma. Ph. E. Souchard, 1995
2. La respirazione. Ph. E. Souchard, 1996
3. La respiración. El gesto respiratorio. Blandine Calais-Germain, 2013
4. Guarire con l’antiginnastica. Thérèse Bertherat, Carol Bernstein, 2018
5. Intelligenza emotiva e respiro. Alessandro d’Orlando, 2007
6. Il linguaggio del corpo. Alexander Lowen, 2013