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Nello sport agonistico si dà tutto quel che si ha. Finché ce n’è, avanti! Ti fa male un ginocchio? La schiena o una spalla? Stringi i denti. Potenzia e potenzia ancora. Più potenzi più sei forte, più corri, più salti, più spingi, più vinci. Sarà vero? Nel dubbio, avanti così.

Nello sport amatoriale si dà tutto quel che si ha, e ancora di più. Con la differenza che nessuno ti guarda mentre ti alleni, il riscaldamento è opzionale e la doccia te la fai a casa tua. Per il resto la regola è la stessa, avanti tutta, finché ce n’è. Fino a quando il corpo, stanco di mandare segnali, ti gira le spalle e sconsolato appendi le scarpe al chiodo, sperando almeno ne sia valsa la pena.

Fortunatamente sì, il più delle volte ne è valsa la pena. La domanda infatti è un’altra. Si può fare sport, divertirsi, vincere, senza distruggersi? Senza sacrificare un corpo che poi ci servirà ancora?
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QUALCHE CONSIDERAZIONE

# Un occhio all’assetto prima di iniziare.
Più che corretta o sbagliata, possiamo pensare a una postura ideale a cui far riferimento. Nel contesto di una postura ideale ogni articolazione si muove in condizioni ottimali. Più ci si discosta da questo ideale, più le articolazioni e le strutture connesse, durante il movimento, saranno soggette a carichi, trazioni, schiacciamenti, forze eccessive o anomale. Più si carica, si sovraccarica, un corpo che si trova in condizioni non ideali, ovvero si richiede a un’articolazione in condizioni non ideali di eseguire ripetutamente un movimento, più facilmente si andrà incontro ad usura e a problematiche secondarie.
Lo sport spinge in continuazione il corpo oltre i suoi limiti, per ottenere sempre prestazioni migliori. Ecco perché, come viene valutato l’assetto di una macchina, di una moto, prima di decidere quanto farla correre, così va valutata la postura di un’atleta prima di insistere con l’allenamento.

# Predisposizione al trauma.
Tralasciando i traumi che possono verificarsi per uno scontro durante un contrasto, possono verificarsi traumi senza impatto o senza una causa esterna. Sulle articolazioni insistono forze in più direzioni. Se queste forze sono in equilibrio, facilmente l’articolazione lavorerà in modo adeguato, senza incorrere in grosse problematiche. Se invece su un’articolazione insistono tensioni anomale (un muscolo accorciato, una tensione viscerale che si propaga lungo la fascia, una restrizione, una cicatrice a monte o a valle…) come il cavallo tende a girare verso la briglia che tira di più, allo stesso modo l’articolazione tenderà a mettersi in una posizione viziata, predisponendosi al trauma. Nello sport, tenere in considerazione questi aspetti può prevenire infortuni spiacevoli.

# Chiediti cosa e perchè.
COSA stai potenziando? …e soprattutto PERCHE’? Potenziare non sempre è una buona idea. Potenziare un muscolo già sovraccarico o retratto è una pessima idea. Se può andar bene potenziare determinate strutture, può essere deleterio potenziarne altre. 
Può rendere più potente, più forte, più efficiente il corpo di un’atleta oppure renderlo più affaticabile, appesantito, più dolorante. Ecco perché diventa molto importante gestire adeguatamente questo aspetto dell’allenamento, scegliere gli esercizi con criterio e soprattutto evitare quelli inopportuni. 

# Prima di accelerare togli il freno.
Se su un corpo agiscono tensioni, accorciamenti e retrazioni, disagi, fastidi… sarà come correre in salita trainando un carro di pietre. Una volta tolto il carro, non servirà potenziare il motore per correre più veloci.

# I compensi… prima o poi presentano il conto.
Se un’articolazione non è libera di muoversi in condizioni normali, non lo sarà neanche durante il gesto tecnico. A un’articolazione rigida, limitata nei movimenti, non si può chiedere un gesto tecnico, ugualmente ampio e potente, senza scatenare i compensi necessari per poterlo eseguire. I compensi hanno un prezzo che, forse non subito, un giorno si dovrà pagare. Ecco perché togliere i freni, liberare un’articolazione rigida, può essere prioritario, per ottenere un gesto efficace e salvaguardare l’atleta.

# Il respiro non è un optional.
Sapere come respirare e ottenere più energia è fondamentale come mangiare e bere. Sapere come calmare il respiro e rilassare il diaframma, anche può essere di aiuto, in situazioni di stress durante una competizione, o per scaricare il corpo a fine allenamento.

# Previeni di più, cura di meno.
Einstein in una sua massima diceva: “Gli intellettuali risolvono i problemi, i geni li prevengono”. Curare è sempre più dispendioso. Quando un atleta incorre in un trauma, oltre all’inconveniente del dolore, impiega tempo per guarire e rimettersi in forma. Quando un atleta è in sovraccarico o mette in atto compensi, i dolori non tardano ad arrivare. Il più delle volte, l’atleta è costretto a fermarsi e impiega tempo per guarire e rimettersi in forma.
Nello sport si investe molto per curare. Non solo gli infortuni, i dolori e i disagi muscolo-articolari sono all’ordine del giorno. Chi vuole essere sempre al top invece, previene i traumi, evita sovraccarichi e i compensi, investendo prima, lavorando meglio.
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3 MOSSE VINCENTI

# Libera il corpo
Liberati da tutto ciò che è superfluo, che ti limita, ti appesantisce, ti frena, ti ostacola. Le articolazioni rigide vanno liberate, le tensioni e i fastidi vanno risolti. Le alterazioni posturali prese in considerazione e trattate. Predisponi il corpo perché sia davvero pronto ad affrontare l’allenamento al meglio.

# Evita gli errori
Pensa sempre a cosa stai facendo. Allenare il corpo è un’arma a doppio taglio. A seconda di cosa gli fai fare puoi aiutarti o danneggiarti. Scegli gli esercizi con criterio ed evita quelli inopportuni. Evitare gli errori può essere già un buon punto di partenza.

# Affina le armi
Cura il gesto tecnico. Perché sia efficiente, non solo efficace. Perché non ammetta dispersioni e non causi conflitti o compensi. Insegna al corpo ad essere intelligente e a muoversi nel modo migliore. Conosci il respiro e usalo a tuo favore.

Lo sport scava in profondità e tocca tutto di una persona. Ne scolpisce il fisico, dandone salute o causando dolori. Scatena emozioni, indaga paure e aspettative. E’ un’arma a doppio taglio che pretende disciplina e buone abitudini. Tutti gli aspetti vanno considerati.